Napoli, tutti gli errori di De Laurentiis. Intanto Calzona 'perdona' la squadra
Non si placa il processo nei confronti del patron, a detta di molti il principale artefice di un'annata disastrosa. Verso la Roma: il tecnico calabrese confermerà i big nonostante il 'tradimento' di Empoli
Napoli, 25 aprile 2024 – Sospeso tra presente e futuro, con di mezzo uno sguardo sempre più nostalgico verso il passato: il Napoli è ormai da tempo in bilico e in tensione tra ciò che è, ciò che sarà e ciò che è stato e questa situazione non sta fruttando nulla di buono né in campo né fuori. L'attualità parla di una squadra chiamata a rialzarsi dopo l'ennesima caduta, quella di Empoli, per provare a ricucire lo strappo con i tifosi e il Maradona, verosimilmente semivuoto contro la Roma, e per centrare la qualificazione a un torneo continentale: il sogno, molto sullo sfondo, resta la Champions League, ma anche Europa League e Conference League cominciano a stuzzicare l'appetito nel tempo delle cosiddette vacche magre. Il futuro è adesso, verrebbe da dire a mo' di slogan ma anche come monito per evitare gli errori del post scudetto, quel passato dolcissimo che genera un retrogusto amaro quando viene comparato a ciò che è oggi: un triste parallelismo che tornerà di stretta attualità il prossimo 4 maggio, quando Aurelio De Laurentiis lancerà il film sul tricolore. Eppure, proprio aver toccato (quasi) il fondo dopo il periodo più bello può paradossalmente servire al patron a imparare dai propri errori.
Tutti gli errori di De Laurentiis
Dopo una gestione quasi ventennale ai limiti di una perfezione ben evidenziata dalla striscia record di presenze del Napoli nelle competizioni europee, gran parte dei passi falsi sono stati fatti proprio mentre la strada, sulla carta, era più in discesa. Già, perché all'indomani di un risultato sportivo atteso per 33 anni la piazza partenopea, notoriamente non esattamente facile, avrebbe accettato anche una stagione al di sotto le aspettative, magari abdicando subito dalla lotta per riconfermare il titolo, come poi in effetti è stato. Insomma, il problema non è stato non vincere subito un altro scudetto: un traguardo in effetti quasi fantascientifico se si pensa all'intervallo trascorso con il precedente tricolore. Il guaio, anzi, i guai sono arrivati dopo, quando la resa messa in preventivo è diventata un crollo verticale che ha mandato su tutte le furie anche gli ultimi difensori estremi del patron. In realtà, qualcuno che tuttora appoggia l'operato di ADL c'è, tirando in ballo la conferma quasi in blocco della rosa dello scudetto senza smantellarla subito dopo la festa, quando le offerte allettanti erano tante. L'unico sacrificio, dettato più che altro dalla presenza nel contratto di una clausola rescissoria, è stata la cessione al Bayern Monaco di Kim Min-Jae: qualcosa che il Napoli non poteva evitare, mentre erano ampiamente evitabili le scommesse prese sul mercato per rimpiazzare il sudcoreano. Il discorso può essere traslato al direttore sportivo: perdere Cristiano Giuntoli, il creatore della squadra dello scudetto, è stato un grave smacco, ma sostituirlo con il semisconosciuto Mauro Meluso forse lo è stato ancora di più. Una mossa che, a detta dei più maliziosi, nasconde la solita longa manus proprio di De Laurentiis, il 'padre-padrone' dell'intero vapore che finora ha deciso tutto in prima persona: da un mercato privo di botti forse necessari per riaccendere la fame della squadra dopo l'apoteosi scudetto e per aumentare la competitività interna, facendo scendere dal piedistallo coloro che forse a un certo punto si sono sentiti intoccabili, a una politica molto discutibile nella scelta di tutti gli allenatori stagionali. In principio, in luogo di Luciano Spalletti, demotivato a restare in azzurro forse anche dai rapporti sempre tesi con il patron, era stato scelto Rudi Garcia, che si era presentato dichiarando di non aver seguito le gesta del Napoli che avrebbe vinto lo scudetto, dominando il campionato, la stagione precedente. Poi fu la volta di Walter Mazzarri, che aveva provato, anche a costo di snaturarsi, a ricalcare pedissequamente le orme della squadra tricolore, fallendo miseramente nel suo intento e con l'aggiunta del rimorso di non aver seguito le sue idee. L'ultimo in ordine cronologico ad essersi accomodato sulla rovente panchina azzurra è Francesco Calzona, il più ad interim e forse, in quanto tale, anche meno aziendalista che il tradimento lo ha incassato proprio da quei giocatori ai quali aveva provato a venire incontro in ogni modo possibile. Almeno fino alla debacle di Empoli.
Il 'perdono' in vista della Roma
Alla fine quella che si è consumata al Castellani potrebbe rivelarsi la classica tempesta in un bicchiere. A parole Calzona prometteva fulmini e saette nei confronti dei titolarissimi, tacciati di non averci messo la rabbia giusta per provare a raddrizzare una partita cominciata subito in salita a causa della rete lampo di Alberto Cerri. I fatti però vanno verso la direzione opposta: contro la Roma il Napoli scenderà in campo nella sua veste consueta sia di modulo sia di giocatori. Dunque, pace fatta? Forse sì o forse no, come trapela da Castel Volturno, teatro nei giorni scorsi di un confronto molto acceso tra le parti. Grosse alternative però per Calzona non ce ne sono e non solo per le scarse garanzie fornite da gran parte delle cosiddette seconde linee: lasciare in panchina i big al cospetto di una Roma lanciatissima nonostante la recente frenata contro il Bologna, in caso di risultato negativo, esporrebbe a critiche feroci Calzona, l'ultimo dei tre allenatori stagionali a libro paga di De Laurentiis, per un totale di oltre 4 milioni, tanto per restare in tema degli errori commessi in stagione. Insomma, ciò che il patron potrebbe aver risparmiato in termini di premi scudetti è scivolato via per mantenere tre tecnici senza raccogliere alcun beneficio: un altro paradosso dell'annata che ha scoperto tutte le vulnerabilità di un presidente illuminato proprio nella gestione delle finanze del suo club. Se questa è la lunga sfilza di cattive notizie, la buona la offre il calendario: l'agonia del Napoli sta per terminare e se la scorsa stagione fungeva da metro di paragone in positivo, quella in corso potrà aiutare in vista del futuro, perché fare peggio di oggi sembra una missione impossibile. Per tutti: anche per De Laurentiis.
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