Napoli, le mosse vincenti contro il Verona. Dalla furia di ADL al ritorno al 4-3-3

Il patron scuote tutti in sala stampa alla vigilia: compreso Mazzarri, che torna all'antico e risveglia l'attacco azzurro e l'oggetto misterioso Lindstrom

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
5 febbraio 2024
Napoli-Verona, l'esultanza di Ngonge

Napoli-Verona, l'esultanza di Ngonge

Napoli, 5 febbraio 2024 - Ci risiamo: la cornice è ancora quella del Maradona e il Napoli aspetta di nuovo la coda del match, la proverbiale zona Cesarini, per completare la rimonta su una squadra di bassa classifica. Dalla Salernitana al Verona: cambiano gli avversari e anche i protagonisti della riscossa azzurra, ieri suonata da Cyril Ngonge (con la sfortunata complicità di Pawel Dawidowicz) e soprattutto da Khvicha Kvaratskhelia, che per un pomeriggio torna quello che aveva incantato tutti nella prima metà della scorsa stagione.  

De Laurentiis chiama, Mazzarri risponde

  Non solo il georgiano, grande protagonista di una lunga sfida testa a testa con Lorenzo Montipò, insuperabile fino al bellissimo destro a giro che si è infilato nell'angolino: i veri protagonisti della vittoria che ha permesso ai campioni d'Italia in carica di restare in scia della zona Champions League, ormai l'obiettivo dichiarato della stagione, sono Aurelio De Laurentiis e Walter Mazzarri. Si parte dal patron, che con il suo show nella consueta conferenza stampa della vigilia ha in un certo senso e probabilmente inconsapevolmente acceso la miccia in seno a Jesper Lindstrom, che per la prima volta da agosto entra a partita in corso e si rivela decisivo con un assist vincente e soprattutto con tanta sostanza a suon di conclusioni verso la porta e giocate utili alla squadra. Si parlava di assist e quello vero al danese l'ha servito in conferenza stampa De Laurentiis, elogiando (a suo modo e con termini non proprio ortodossi) l'onerosissimo effettuato in estate: 20 milioni per il prestito dall'Eintracht Francoforte più 5 milioni di bonus, per un totale di 30 milioni per raccogliere, dopo diversi mesi, fatti da 21 presenze e 543' in campo, il primo assist, che tra l'altro curiosamente non comparirà negli annali e nelle statistiche perché fagocitato dall'autorete assegnata a Dawidowicz. Poco male per il Napoli, che si gode il gol propiziato comunque dall'acquisto più costoso dell'estate (Lindstrom) e da quello analogo dell'inverno (Ngonge): praticamente ciò che De Laurentiis aveva chiesto (sempre a suo modo e con termini non proprio ortodossi). Parlando di mercato, il timbro sulla partita lo mette anche Pasquale Mazzocchi e stavolta, a differenza di quanto fatto a Torino, si tratta di un sigillo positivo e non di un rosso rimediato dopo 4' in campo: un assist (stavolta senza discussioni) per Kvaratskhelia, che fa il resto con un arcobaleno panoramico dei suoi. Insomma, forse per la prima volta la combo De Laurentiis-Mazzarri si allinea alla perfezione: il patron pungola in conferenza stampa i nuovi acquisti e lo fa tra l'altro proprio davanti al tecnico toscano, che a sua volta li inserisce a partita in corso e raccoglie i dividendi auspicati con una rimonta tutt'altro che scontata. Poco importa quanto sancito dal tabellino della Lega Calcio, forse più motivo di rimpianto e discussione tra gli appassionati di Fantacalcio che per il quartier generale di Castel Volturno, che in questa tribolata stagione ha avuto e sta avendo problemi ben più seri da risolvere che pensare ai veri autori di assist e reti.

Il ritorno del 4-3-3

  Non solo i singoli protagonisti schierati in campo, gli stessi che tra l'altro nella prima parte del match e in particolare della ripresa avevano prestato il fianco a fin troppe iniziative offensive del Verona: il vero primo colpo di scena del pomeriggio, seppur in parte 'telefonato', Mazzarri lo aveva battuto tornando al 4-3-3, il modulo dello scudetto poi accantonato per provare a ritrovare compattezza dietro. In realtà, al di là del risultato finale, i feedback raccolti al riguardo sono a due facce, con la seconda che fa inevitabilmente riferimento alle tante chance concesse nel secondo tempo ai gialloblù, colpevoli di non aver concretizzato, cosa tra l'altro successa a parti invertite al Napoli nella frazione iniziale. Qui si torna alla prima faccia, quella che ha visto gli azzurri, reduci dal clamoroso zero spaccato a livello di tiri in porta messo a referto contro la Lazio, tornare molto propositivi in fase offensiva: a tratti quasi dirompenti al cospetto di una formazione prevedibilmente chiusa e in un certo senso inedita. In effetti, il Verona è uscito totalmente stravolto dal mercato di gennaio: se in meglio o in peggio lo si scoprirà probabilmente solo a fine stagione. Lo stesso enigma, con le dovute proporzioni, dovrà scioglierlo anche il Napoli, che nella sessione di riparazione ha puntellato più o meno ogni reparto avviando così la ristrutturazione ben più capillare che dovrebbe avvenire in estate, quando sarà più chiara la direzione presa dal progetto. Le variabili, si sa, sono sempre le stesse: l'allenatore che si accomoderà sulla panchina del Maradona e la posizione finale raggiunta dagli azzurri nel campionato in corso. Andando ancora di più nello specifico, l'ago della bilancia sarà la qualificazione o meno alla prossima Champions League. In attesa della Roma, oggi a 35 punti a braccetto proprio con il Napoli, il gap attuale dal quarto posto, occupato da un'Atalanta ormai in versione rullo compressore, recita 4 punti: tanti e pochi allo stesso tempo. Il compito di spostare l'equilibrio spetterà agli azzurri che, in quanto inseguitori, ovviamente potranno concedersi poche altre (per non dire nulla) battute a vuoto. L'ultimo trend sembra rincuorante in tal senso: dopo il clamoroso tonfo di Torino, il punto più basso della stagione ed esclusa la parentesi in Supercoppa, il Napoli ha vinto le due partite interne contro Salernitana e Verona e ha pareggiato in casa della Lazio. Una sorta di perfetta media inglese che ha rimesso in carreggiata i partenopei dopo le numerose sbandate degli ultimi mesi. Merito dei giocatori, capaci di rialzarsi dopo i tre schiaffi di Torino, di Mazzarri, il traghettatore-sperimentatore che continua a rimestare in seno alla squadra anche a costo di sconfessare il proprio storico credo tattico e di De Laurentiis, che si muove tanto sul mercato di gennaio e pure in conferenza stampa, accendendo la miccia in una piazza caduta in un inatteso torpore dopo i bagordi scudetto.  

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