Napoli, riecco il ritiro della discordia. E spunta ancora l'ombra di Cannavaro

Ancora una volta il provvedimento varato da De Laurentiis crea malumore tra gli azzurri, che stavolta non si ammutinano. In caso di sconfitta con la Salernitana però Mazzarri potrebbe rischiare

10 gennaio 2024
Fabio Cannavaro

Fabio Cannavaro

Napoli, 10 gennaio 2024 – Quando i risultati latitano, si sa, il malcontento cresce ad ogni livello. In queste ore la scena nel capoluogo campano se la sta prendendo il violento scontro a distanza tra gli agenti di Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen, ma in realtà il fuoco che cova sotto la cenere è tanto e neanche così nascosto. Basti pensare al crescente malcontento dei giocatori del Napoli per la scelta di Aurelio De Laurentiis di mandare tutti in ritiro fino al delicatissimo derby con la Salernitana, una sfida che potrebbe assumere contorni horror in caso di ulteriore frenata.  

Il ritiro e l'ombra di Cannavaro

  La premessa è d'obbligo: stavolta non c'è stata e non ci sarà alcun ammutinamento, come accaduto il 5 novembre 2019 quando, sotto la guida di Carlo Ancelotti, la squadra rifiutò il provvedimento del presidente, scatenando una serie di eventi a catena che avrebbero sconvolto prima i fatti legati alla panchina, poi quelli del campo e infine il mercato a lungo termine, con diversi senatori dell'epoca che avrebbero presto svestito l'azzurro. Oggi la situazione, complice uno scudetto di mezzo che accresce il credito di tutti agli occhi della piazza e forse degli stessi piani altissimi della società, la situazione appare più definita: il ritiro c'è e ci sarà da qui a sabato. Tutto risolto, quindi? In realtà no, perché la squadra non ha gradito né la decisione né la location dove si consumerà la stessa. Sul primo punto, De Laurentiis ha subito rettificato un concetto: non si tratta di una scelta punitiva. Fatto sta però che i giocatori avrebbero dovuto raggiungere l'hotel di Pozzuoli già domenica sera al rientro dalla sciagurata trasferta di Torino, ma il sold out dello stesso ha spostato di qualche ora la migrazione, avvenuta tra l'altro con un autobus e neanche con i mezzi propri di ognuno verso le 18 di lunedì, poco dopo l'allenamento pomeridiano. Questo è e resterà lo scenario fino alle 13 di sabato, quando tutta la compagnia partirà alla volta di Fuorigrotta per sfidare la Salernitana in un match che qualche tifoso pessimista, in caso di sconfitta, considera pericoloso addirittura in ottica salvezza. Poi, comunque vada il derby, per gli azzurri comincerà presto l'avventura in Supercoppa, con l'incontro con le famiglie che, a meno di prematura uscita già in semifinale, dovrebbe avvenire non prima del 24 gennaio. Insomma, la decisione di De Laurentiis sulla carta non sarà punitiva, ma quello che ne viene fuori nella pratica è qualcosa di molto simile a un castigo da far pagare a coloro che, in pochi mesi, hanno portato il Napoli dalle stelle alle stalle, bruciando tra l'altro già un allenatore e mezzo. Già, perché Rudi Garcia appartiene ormai al passato e di certo nel suo presente si starà consumando una riabilitazione del suo operato che potrebbe pagare dividendi in vista di un futuro che, ovviamente, non sarà all'ombra del Vesuvio. Poi c'è Walter Mazzarri, il tecnico aziendalista (e ad interim) che, proprio in quanto tale, piace parecchio al patron: zero beghe sul mercato e ancora meno sulle decisioni legate alla squadra, come emerso appunto in occasione della scelta del ritiro, con i soli emissari dei giocatori a provare (invano) ad ammorbidire la situazione. Insomma, l'uomo ideale in questo momento storico in cui il Napoli, dalla stagione in corso, apparentemente può chiedere poco: lo stesso si potrebbe dire di un tecnico emergente che sgomiterebbe per imporsi per il presente e soprattutto per il futuro? Ogni riferimento a Fabio Cannavaro, che continua a sventolare la sua candidatura a destra e a manca anche con una certa saccenza e vena polemica, non è affatto casuale.

Spunta Ngonge per l'attacco

  L'accenno al mercato porta inevitabilmente con sé gli strascichi della fine del sogno Radu Dragusin, destinato al Tottenham e forse mai realmente in orbita Napoli, con il Genoa che ha probabilmente ascoltato le altre offerte arrivate per il suo quasi ex gioiello soltanto per alzare la posta in palio e creare un'asta: esattamente ciò da cui notoriamente scappa De Laurentiis, che adesso pensa ad altri profili. In cima all'elenco sono balzati Jakub Kiwior dell'Arsenal e Lucas Martinez Quarta della Fiorentina, club con cui, spostandosi all'attacco, potrebbe aprirsi una faida per accaparrarsi il cartellino di Cyril Ngonge, uno dei tanti talenti che l'Hellas Verona sembra in procinto di liquidare. Il prezzo del belga (12-13 milioni) è alto per diverse società, che non a caso si stanno defilando: non per il Napoli, che potrebbe avere urgenza di trovare un nuovo esterno destro alla luce della situazione in continua evoluzione legata al destino di Matteo Politano. Dalla promessa di rinnovo post scudetto da mettere in pratica nel prossimo futuro, come affermato nei giorni scorsi dal procuratore Mario Giuffredi, alle sirene dell'Al-Shabab che potrebbero dilatare a dismisura una frattura di fatto già esistente. Insomma, la rivoluzione che in estate porterà altrove diversi big dello scudetto potrebbe muovere i primi passi già ora, nel gelo di gennaio. Nel caso, via Politano e dentro Ngonge, che all'occorrenza può spostarsi anche al centro dell'attacco per liberare un mancino potente, preciso e spesso pericoloso per i portieri avversari. Praticamente ciò che servirebbe al Napoli per ridare pepe a un attacco diventato improvvisamente anemico: con e senza Osimhen. A tal riguardo, fosse vera l'indiscrezione fornita dall'agente di Kvaratskhelia, gli azzurri dovrebbero già da ora abituarsi a un futuro senza il nigeriano: oltre al presente, che vede il numero 9 già assente causa Coppa d'Africa 2024. In realtà, a prescindere dal destino del bomber dello scudetto, al Napoli serve una scossa per uscire dall'impasse degli ultimi mesi. Il primo colpo lo sta provando ad assestare De Laurentiis, con una decisione per la verità non esattamente innovativa per un presidente che si vanta spesso di avere questa peculiarità: gli azzurri andranno in ritiro, uno dei rimedi (o presunti tali) più vecchi del calcio, per cercare di uscire da un tunnel lungo e senza fine.

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