Napoli, tutti i mali recenti. E Buongiorno si ferma ancora

Dal tabù trasferta che dura da gennaio alle rimonte incassate, passando per i bruschi cali dei secondi tempi: i problemi non mancano a Conte, che in vista dell'Empoli deve fronteggiare una nuova emergenza

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
11 aprile 2025
Alessandro Buongiorno (Ansa)

Alessandro Buongiorno (Ansa)

Napoli, 11 aprile 2025 – C'era una volta un Napoli che, forse per il rodaggio ancora tipico di inizio stagione, specialmente quando di mezzo c'è l'avvio di un nuovo ciclo, andava spesso sotto ma rimontava quasi sempre, prendendosi tutta la posta in palio e lasciando agli avversari solo tanti rimpianti. C'è oggi, invece, un Napoli che parte a razzo, si porta in vantaggio salvo poi calare nella ripresa e sciupare tutto o parte del margine acquisito. Al netto di una classifica, quella attuale, ancora positiva e possibilista sul fronte scudetto, il ritardo in classifica dall'Inter, oggi di 3 punti, affonda le sue radici proprio in questo trend, che a sua volta non rappresenta l'unica problematica che ha rallentato la marcia della banda di Antonio Conte.  

I mali recenti del Napoli

  La freschissima attualità della gara del Dall'Ara in realtà funge un po' da campionario di molti dei recenti mali degli azzurri. Le rimonte incassate, appunto, per la bellezza (si fa per dire) di 8 punti gettati alle ortiche nelle ultime 10 partite: forse quasi uno scenario in un certo senso fisiologico da prevedere visto che nell'altra metà del campo c'era il Bologna, invece la formazione che ha rimontato di più quanto sotto nel punteggio (17 punti). Sempre nella prima parte della stagione in corso, il Napoli in versione trasferta era solido tanto quanto quello ammirato al Maradona, se non addirittura più spettacolare e quasi spensierato perché privo delle pressioni portate dal pubblico amico. Certo, l'esordio a Verona era stato di quelli choc, ma si sarebbe poi rivelato un tonfo isolato prima a quello analogo di Como, avvenuto a distanza di mesi, quando gli azzurri avevano già intrapreso la parabola discendente che è andata a intaccare anche e soprattutto il rendimento esterno. L'ultima vittoria del Napoli lontano da Fuorigrotta è datata 18 gennaio, giorno del successo al Gewiss Stadium a spese dell'Atalanta che sembrava il preludio addirittura a un tentativo di fuga in avanti in classifica: da allora ben 5 partite, e non esattamente tutte contro avversari di primissima fascia, senza più prendersi la posta piena. Tra rimonte incassate, quelle contro Roma, Udinese, Lazio e appunto Bologna, e frenate dolorosissime come quella di Venezia, il Napoli si è inceppato, vittima anche dell'emergenza infortuni (però comune a molte altre squadre in questo periodo) e dei relativi ribaltoni di modulo. Al calo globale soprattutto in trasferta si aggiunge quello inserito nell'arco di quasi ogni partita, comprese quelle vinte: il Napoli nel secondo tempo diventa una squadra timida e spaventata, che si chiude in se stessa per proteggere il risultato acquisito, riuscendoci o meno. La tattica, più o meno voluta, era andata in porto contro Fiorentina e Milan, tra l'altro non senza un bel pizzico di fortuna, prima del brusco risveglio del Dall'Ara, match nel quale gli azzurri nella ripresa sono letteralmente spariti dal campo. Basti pensare all'emblematico dato degli xG (gli Expected Goals), che per il secondo tempo di lunedì sera recita appena 0.07, un numero bassissimo da ricondurre solo a quella punizione dal limite calciata nel finale da Giacomo Raspadori che avrebbe poi generato un flipper nell'area dei rossoblù. Decisamente troppo poco per sperare anche in un bacio della Dea Bendata, come non ne erano mancati in un girone di andata in cui il Napoli era stato bravo, audace e, appunto, fortunato.

Si ferma Buongiorno

  Le due cose spesso nel calcio, si sa, vanno a braccetto, così come vale la tesi opposta: nei periodi non brillantissimi i problemi non mancano. Succede così che l'emergenza rischia di tornare a mutilare le scelte di Conte: in vista del match contro l'Empoli, agli squalificati André-Frank Zambo Anguissa e Giovanni Di Lorenzo, non esattamente due pedine banali nello scacchiere del tecnico salentino, si aggiunge Alessandro Buongiorno, che aveva saltato la gara del Dall'Ara apparentemente solo per motivi precauzionali. Invece, gli accertamenti dei giorni successivi hanno evidenziato una tendinopatia del muscolo adduttore lungo della coscia destra per curare la quale il difensore ha già avviato l'iter riabilitativo. Come di consueto, il club partenopeo non si è sbilanciato sui tempi di recupero per quello che in effetti rischia di essere un problema fastidioso in vista del rush finale della stagione. Si fa presto a parlare di calendario all'apparenza facile per il Napoli, ma tra problemi endogeni di vecchia e nuova data e la fame di squadre in lotta per la salvezza come l'Empoli, a sua volta flagellato dagli infortuni, la caccia all'en plein per mettere pressione all'Inter rischia di essere più complicata del previsto. Dalla parte degli azzurri ci sarà il Maradona, che lunedì sera firmerà l'11esimo sold out della stagione, nonché il sesto consecutivo. Alla fine del campionato mancano 7 partite e, in effetti, il Napoli sa come si può inanellare una striscia di 7 vittorie di fila. Era successo a cavallo tra la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno, quando David Neres era esploso facendo finire addirittura in panchina chi come Khvicha Kvaratskhelia (come prevedibile) oggi è diventato un rimpianto. Poi il brasiliano si è fatto male, è stato fuori quasi due mesi e, al suo rientro, è diventato un altro giocatore incapace di trascinare l'intera catena mancina. Chissà se Conte darà un'altra chance al brasiliano dopo il flop del Dall'Ara o se in cantiere non ci sia il ritorno a quel 3-5-2 che si era fatto largo proprio quando Buongiorno si era fermato per la prima volta e Di Lorenzo era diventato il braccetto di destra. Lunedì sera però mancherà anche il capitano, pronto a essere sostituito da Pasquale Mazzocchi, dalle caratteristiche più offensive e dunque difficilmente adattabile in una linea a tre. Tutto spinge dunque per il prosieguo del 4-3-3, ma con la speranza che intanto la condizione di Neres sia cresciuta: pena il rischio di influenzare l'intera manovra offensiva degli azzurri, che in particolare nei secondi tempi già soffre fisiologicamente.

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