Napoli, show a Cagliari a immagine e somiglianza di Conte e del suo mercato

Il tecnico salentino cala il tris di vittorie di fila grazie a marcatori non casuali. Da Di Lorenzo a Buongiorno, passando per Kvara e Lukaku: i suoi pupilli rispondono presente. E Meret è ancora decisivo

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
16 settembre 2024
Cagliari-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Cagliari-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli, 16 settembre 2024 - Se due indizi fanno una prova, tre rappresentano qualcosa di ancora più solido: dopo le vittorie a tinte miste contro Bologna e Parma, il Napoli in casa del Cagliari cala il tris di successi di fila come non accadeva da tempo, un anno e mezzo e per la precisione da 566 giorni. Il buco, quasi una voragine, attiene alla scorsa stagione, quella in cui gli azzurri, nonostante il tricolore cucito sul petto, hanno ricoperto il ruolo della comparsa che, suo malgrado, balza agli onori della cronaca solo per mettere in risalto le doti degli attori principali. Stavolta i partenopei, trascinati da Antonio Conte, dopo la falsa partenza di Verona che sembra già lontana anni luce nonostante sia storia solo di un mese fa, hanno la ferma intenzione di fare sul serio, forti di diverse risorse. Dal proprio condottiero in panchina, un allenatore che in carriera ha sbagliato davvero pochissimi appuntamenti, a un parco giocatori rivitalizzato appunto dalla cura Conte e dagli innesti in sede di mercato. La fotografia di questo mix è data proprio dai marcatori dell'Unipol Domus, cornice anche delle raccapriccianti scene di guerriglia tra le opposte tifoserie: segnano Giovanni Di Lorenzo, Khvicha Kvaratskhelia, Romelu Lukaku e Alessandro Buongiorno. Praticamente, neanche un marcatore casuale.  

Marcatori non casuali

  Si parte dal capitano ritrovato, per parafrasare il capolavoro di Fred Uhlman. Dopo un'estate di 'mal di pancia', a sua volta generati da quanto fatto (o non fatto) nella nefasta stagione precedente, Di Lorenzo resta in azzurro sotto l'impulso di Conte. Il risultato parla di un bottino parziale di 2 reti, entrambe pesantissime perché hanno stappato le sfide tutt'altro che scontate contro Bologna e appunto Cagliari, e di tanta sostanza in entrambe le fasi. Insomma, una rinascita vera e propria i cui meriti, per il momento, vanno ascritti al solo Conte: a dirlo è il confronto impietoso tra il Di Lorenzo rimesso a lucido e brillante con l'azzurro chiaro del Napoli e il Di Lorenzo goffo, timido e arruffone che ancora si vede con l'azzurro più scuro della Nazionale. Poi c'è chi come Kvaratskhelia anche nei momenti più neri con il club si è appoggiato alla propria rappresentativa, di cui è da tempo, nonostante la giovane età, un punto fermo in campo e fuori: nel caso del georgiano è forse più che altro Conte a mutuare il lavoro altrui, decidendo di accentrarlo proprio come avviene in Nazionale. Anche in questo caso il risultato è eccellente: spostato sulla trequarti, scevro da incombenze in fase di ripiegamento e, soprattutto, più vicino alla porta, Kvara è tornato un rebus complicatissimo da risolvere per le difese altrui, come si evince già dall'ottimo bottino di 2 reti e 2 assist in 5 presenze stagionali. In realtà, nell'elenco delle novità che stanno aiutando la rinascita del georgiano manca un tassello bello grosso, in ogni senso: l'asse con Lukaku fa già paura. I due dialogano che è una bellezza e si scambiano palloni, favori e assist: segna Kvaratskhelia e l'imbeccata gliela confeziona Lukaku, va a bersaglio quest'ultimo e il passaggio vincente è del georgiano, per una sinfonia che fa il bene del Napoli e proprio del belga, che ha già messo in carniere 2 gol e 2 assist in 2 presenze, spalmate in 102' in campo. Numeri importanti che giustificano e premiano, almeno in questo primo scorcio di stagione, i numeri altrettanto importanti legati al suo acquisto dal Chelsea: 30 milioni per il cartellino e 8 milioni per l'ingaggio netto (12 milioni lordi). Un all-in, quello di Aurelio De Laurentiis, giocato per accontentare in tutto e per tutto il suo nuovo allenatore, che non a caso in sede di firma aveva voluto, anzi, preteso un ruolo manageriale. In cima alle richieste di Conte c'era Lukaku, nonostante un investimento ben lontano per cifre e per target da quelli usuali di De Laurentiis. Almeno per quanto riguarda la prima punta, al futuro si penserà in seguito: per ora il Napoli, nella sua operazione rilancio, deve andare sull'usato sicuro, che a sua volta sta rispondendo meglio del previsto. Passando alla difesa, l'acquisto di Buongiorno sembra accontentare tutti: Conte, ovviamente, De Laurentiis, che avrebbe voluto un profilo del genere anche con un altro tecnico, e lo stesso Napoli, che si ritrova in casa uno stopper giovane e forte per il presente e per il futuro che all'Unipol Domus ha dato la pennellata finale. Anzi no, perché a suo modo sul tabellino dei marcatori ci va anche qualcun altro.

Meret (e i legni) sugli scudi

  Non si parla di Yerry Mina, autore della deviazione decisiva che ha beffato Simone Scuffet in occasione del primo gol di un Napoli che sta ritrovando il feeling con i cosiddetti episodi, quelli che vengono citati e ricordati dagli allenatori e dai tifosi solo se negativi: il riferimento è tutto per Alex Meret, il miglior attore non protagonista degli ultimi due match degli azzurri. Con il Parma il portiere era stato decisivo in diversi frangenti (memorabile il riflesso in occasione dell'ultimo disperato assalto ospite), mentre con il Cagliari il suo lavoro è stato più visibile e duraturo nell'arco del match. La costante, vista per la verità già nella sfida di Coppa Italia contro il Modena, riguarda i legni, a parte Verona finora in stagione molto alleati del Napoli e dello stesso Meret. Insomma, dove non arrivano i guantoni del friulano ci arrivano pali e traverse, a loro volta aiutati da tocchi più o meno percettibili del numero 1 azzurro, che ha nel suo destino la precarietà. I partenopei vincono, convincono e dilagano e ben pochi ricordano le prodezze di Meret, che sul fronte contrattuale aspetta ancora la chiamata buona per sugellare il sodalizio con il Napoli una volta e per tutte. L'impressione è che, di questo passo, il manager Conte possa metterci una buona parola per fare di Meret il pilastro della sua squadra, finora trascinata da tutti: i nuovi ma anche i vecchi, vicini a tornare ai fasti dei giorni d'oro.

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